TESTO E FOTO DI

Marco Sassoli

Strade reali, strade virtuali



Sono cresciuto in mondi diversi e così lontani tra loro. Ho visto il mio viso cambiare nel tempo, davanti a specchi della sera, ultimo saluto alle giornate trascorse. Una lenta evoluzione che ho osservato in me stesso, ma soprattutto nell’ambiente e nella società che mi ha visto studiare, lavorare e vivere, o nei volti delle persone che ho incontrato nel mio percorso. Mi sento fortunato per questo. Sono cresciuto con l’immagine della falce che tagliava l’erba verde, dell’uva pigiata nella tinozza di legno, con l’odore dei salami da stagionare appesi al soffitto e delle mele per l’inverno nelle cassette sotto il letto. Profumi indimenticabili di un mondo contadino ormai estinto marcati in modo indelebile nella mente. In pratica ho attraverso due mondi opposti tra loro. Da ragazzino la manualità, la semplicità, la riposante salute mentale della campagna. Da adulto le regole della comunicazione, dell’impresa, la stressante dinamicità dell’industria, la velocità dei cambiamenti tecnologici. Oggi con il mio lavoro in piccola parte contribuisco ai cambiamenti delle imprese, lavorando alla loro immagine e all’immagine dei loro prodotti, utilizzando mezzi e software che solo venti anni fa non si potevano nemmeno immaginare. Due dimensioni spazio tempo opposte.

 

Ma per chi sa guardare lontano e leggerne i segnali, si annunciano ancora nuovi orizzonti.

La prima rivoluzione industriale e tecnologica si basava sul rapporto uomo-macchina. Il lavoro manuale si trasformava in lavoro meccanico. L’uomo e la macchina interagivano tra loro in una sola direzione. La nuova rivoluzione industriale si basa sul trasferimento delle informazioni e sulla comunicazione. L’uomo oggi può trasferire informazioni alla macchina la quale adegua il suo lavoro. Pensiamo ad esempio al vecchio tornio a cinghia di ottanta anni fa e a una moderna macchina a controllo numerico, che abilmente programmata può eseguire in autonomia molte lavorazioni contemporaneamente, cambiare utensile, velocità, caricare e scaricare il pezzo, ecc.

 

L’uomo oggi può comunicare e trasferire informazioni da un capo all’altro del pianeta in tempo reale. Un tocco di mouse o di un polpastrello su uno schermo e la gestione di informazioni, materie prime, manufatti o denaro viene risolta. Computer fissi o portatili, smartphone, tablet, macchine fotografiche, web cam, mezzi radiofonici e televisivi, interagiscono e comunicano tra loro integrandosi in dispositivi multifunzionali.

Internet ha cambiato la società. Internet ha cambiato le aziende e i rapporti economici. Qualcuno ha scritto che la “old economy” sta per essere cancellata dalla “new economy”. Un’azienda agricola o una piccola impresa può produrre, vendere e distribuire i suoi prodotti senza muoversi utilizzando le nuove tecnologie informatiche e i veloci collegamenti multimediali.

 

Ancora pochi anni e chi non avrà saputo adeguarsi a questi cambiamenti resterà tagliato fuori. Accanto alle aziende “reali” sempre più si sviluppano le aziende “virtuali”. Le regole sono diverse. Chi pensa di utilizzare le stesse strategie per l’una e l’altra sbaglia, perché azienda reale e azienda virtuale finiranno per fondersi in un’unica entità con nuove regole e nuove strategie.

Poche persone avevano previsto questo, specie nella nostra realtà economica. Oggi molti titolari d’impresa faticano ad adeguarsi ai cambiamenti in atto. Percepiscono il problema, si pongono delle domande, ma rimandano a domani, pensando, all’italiana, di recuperare il tempo perduto. Ma il tempo delle trasformazioni corre più in fretta rispetto al passato. Siamo un paese di improvvisatori, cosa ci inventeremo questa volta? Per una serie di circostanze negative, produrre in Italia costa troppo e allora esportiamo la produzione. O ancora più comodamente, acquistiamo cose prodotte in paesi in via di sviluppo per poi rivenderle, magari cambiando un’etichetta, il packaging, un manuale d’istruzione. Molte imprese nostrane (mi riferisco alla realtà emiliana che conosco), nate in anguste officine del dopoguerra da padre/padrone, soffrono di ricambio generazionale. Mancando una continuità, alcune sono passate di mano, altre si sono trasferite, altre ancora hanno chiuso.

 

Alle strade reali percorse dalle imprese fino ad ora, prosperate dall’esperienza di chi è nato e cresciuto in azienda lavorandoci e vedendola orgogliosamente crescere come un figlio, si sostituiscono strade virtuali, ancora inesplorate dai più. Per le aziende il nuovo pionierismo non è più quello del territorio da conquistare (il mercato assetato del dopoguerra e del boom economico) ma della “rete” da interpretare, da decifrare, da saper navigare e muoversi dentro, con le sue nuove regole, i linguaggi ancora sconosciuti ai più, le sottili strategie. Alla mentalità statica dell’esserci (su Internet), le nostre aziende dovranno sostituire quella più dinamica dell’operatività, della profonda e sottile conoscenza, della nuova comunicazione e del web marketing. Alla figura dell’impiegato, carico di carpette ordinatamente archiviate in polverosi scaffali e ottimo ordinatore di dati gestionali, dovranno sostituire quella dell’informatico o dell’informatizzato, capace organizzatore di byte, trasformatore e trasferitore di informazioni digitali, abile lettore e interprete delle nuove tecnologie, scopritore di nuove opportunità di business, configuratore di reti e collegamenti mediatici. Nuove figure professionali dovranno prendere posto in scrivanie multimediali attrezzate per la gestione di aree intranet o extranet, mailing list, e-commerce, social network, amministrare statistiche e news o gestire la formazione on-line.

 

Il viaggio dell’impresa, quella “nostrana”, attraverso le strade virtuali è appena incominciato e il percorso è ancora molto lungo

 

 


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