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Per diventare solari le aziende "decarbonizzano"



L'Italia conta 800.000 impianti fotovoltaici in esercizio per una potenza installata di 22.000 MW ed una produzione complessiva di 26,8 TWh. Solar Power Network (SPN) è una multinazionale canadese che riorganizza le strategie delle aziende per modificarne le modalità energetiche.

(AJ-Com.Net) -In Italia il mercato del fotovoltaico è entrato in una fase di maturazione: dalle offerte chiavi in mano ai «bitcoin dell'energia» fino ai servizi più ambiziosi come i «Corporate Green PPA» di Solar Power Network che rendono la transizione energetica non più un mero passaggio da fossili a rinnovabili ma una vera riorganizzazione della produzione e del consumo.

 

 


E lo spazio per crescere è ancora ampio: sul fronte dell'autoconsumo i numeri in Italia sono molto rilevanti. L'energia elettrica non immessa nella rete di trasmissione o di distribuzione ma utilizzata nel luogo di produzione è pari al 22% della produzione complessiva degli impianti fotovoltaici, con una crescita annuale del 2,5% secondo le stime di Solar Power Network.

 

Can we have capitalism and a planet? Questa la domanda che si pongono gli analisti di SPN (www.solarpowernetwork.ca), la multinazionale canadese che, dal Canada agli Stati Uniti passando per il Giappone e per l'Australia ha già cambiato il mercato del fotovoltaico in tutto il mondo e lo sta cambiando ora anche in Italia. E, proprio come Barack Obama, si danno anche una risposta: “yes we can”.

Gli analisti della multinazionale (che ha al suo attivo contratti per la generazione ed autoconsumo "in situ" di energia elettrica per oltre 400 MW di potenza generata attraverso il sole in ben 678 località, tra siti industriali ed edifici commerciali) partono dall'analisi del contesto basandosi su 2 fatti/notizie che ritengono «fondamentali».

Il primo fatto/notizia riguarda le grandi società di «Oil&Gas», che hanno subito un downgrading del rating dei loro titoli a WallStreet proprio a causa del loro modello di business fortemente legato alle fonti fossili.


«Al contrario le rinnovabili aiutano le quotazioni borsistiche» osservano gli analisti di SPN. «Anche perché la finanza considera la sostenibilità ambientale e la propensione a sviluppare business riconducibili a tecnologie orientate a contrastare la crisi climatica come elemento fondamentale per il futuro delle aziende» essi sostengono.

Ed è infatti vero che EXXON è uscita dalla top-10 del listino di New York ed ha subito un downgrade da «buy» a «sell», così come Royal Dutch Shell e Repsol. Nel mirino, seppure in giudizio «neutral», anche BP, ENI ed OMV (dati SPN tratti da IlSole24Ore).

Poi ancora, secondo fatto/notizia, negli ultimi giorni due dei più grandi fondi di investimento hanno subito l'incapacità di modificare la propria cultura finanziaria riportando notevoli perdite dirette e di rendimento. Black Rock e Vanguard hanno infatti respinto le proposte dei propri soci investitori di spostare il focus su temi riconducibili alla sostenibilità ambientale ed alle rinnovabili (report SPN tratto da TheGuardian - bit.ly/2LT8YQe – e Reuters - reut.rs/2J9rpNe-).

«Oggi l'economia si ritrova nella possibilità di vedersi trainare dalla sostenibilità e non vi è più bisogno di strumenti additivi o artificiali. Gli indirizzi politici e le scelte della finanza hanno segnato il passato. Il futuro è del good-business-as-is, profittevole e sostenibile» puntualizza l'ingegner Peter Goodman, presidente e ceo di Solar Power Network, commentando questi fatti.

Quotidianamente assistiamo al sollevarsi di sempre più voci della società civile che si interrogano non solo su quanto possa essere giusto continuare a fondare un modello di business sulle fonti fossili -o su ciò che è più dannoso per il Pianeta- ma addirittura sulla necessità di non continuare ad avere più relazioni commerciali, seppure molto proficue, con loro.

«E, quotidianamente, nella nostra esperienza operativa, vediamo sempre più aziende spinte dalla pressione socio-ambientale, divenuta oggetto della trattativa commerciale dei loro servizi o prodotti con i clienti, e quindi necessitate a dover trovare un partner affidabile ed efficace che possa produrre risultati rapidi verso la decarbonizzazione» spiegano gli analisti di SPN.

«Le nostre strategie ed il nostro impegno sono concentrate nel trovare soluzioni di impiego della tecnologia solare per la produzione di elettricità green che possano ottenere risultati concretamente misurabili in appena 6 mesi. E l'Italia sta divenendo il centro, il punto di partenza di questa rivoluzione che a nostro giudizio farà la differenza per il successo del business delle aziende in futuro. Per una multinazionale, così come per una media impresa, la rapidità è oggi fondamentale per rispondere alla competitività green imposta dai consumatori» sostiene Paolo Baldinelli

 

 


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