TESTO DI

Lisa Bellocchi

FOTO DI

Robert F. Tobler - CC BY-SA 3

Ali spezzate



A Roma una mostra dei Carabinieri Forestali contro le tecniche di bracconaggio

Armi da fuoco, richiami vivi, roccoli, peci, reti. Il bracconaggio nel nostro Paese è tutt’altro che scomparso e in alcune zone, specialmente quelle sulle rotte degli uccelli migratori, è nettamente troppo vivace. Il Comando delle unità forestali, ambientali ed agroalimentari dei Carabinieri lo contrasta durante tutto l’anno, con importanti risultati, attraverso 35 nuclei CITES ed 11 distaccamenti. Le aree più a rischio, identificate come “black spot”, spaziano dalle Prealpi venete alle zone umide della costa pugliese, dallo Stretto di Messina al Delta del Po.

Il 30 marzo 2017 è stato approvato il “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”. Dal gennaio 2018 ad oggi sono state denunciate oltre 300 persone, 14 arrestate, effettuati 315 sequestri e rivenuti circa 5000 animali, per oltre il 50% morti.

In queste settimane, nell’aula serviana del Comando Carabinieri in via Salandra, a Roma, è in corso un’interessante mostra sugli strumenti che i bracconieri impiegano nella loro attività illegale. L’esposizione è arricchita da disegni d’arte che “raccontano” cosa succede in natura quando scattano le trappole. Il suggestivo titolo della rassegna è “Ali spezzate: antibracconaggio e tutela dell'avifauna”.

La pratica illecita mette a rischio l’esistenza stessa di alcune varietà di animali, come l’ibis eremita e il capovaccaio.

 

 


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