
Pandemia, tragedia di sempre
Quella del Covid-19 si è differenziata solo per la velocità delle comunicazioni
Con il termine” epidemia” si indica una situazione in cui una malattia infettiva colpisce nello stesso momento numerosi individui appartenenti alla stessa comunità. L'epidemia può essere classificata come una “pandemia” (dal greco pan-demos, che significa “tutto il popolo”) se è diffusa in molti paesi, tanto da interessare, di fatto, tutta la popolazione mondiale. L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia per il CoVid-19. L’epidemia da CoViD-19 è solo l’ultima di una lunga serie di epidemie che hanno piagato il mondo nel corso dei secoli e alcune di queste hanno avuto un ruolo determinante nel crollo di imperi secolari e nella scomparsa di intere civiltà, come ad esempio quella degli Aztechi, eliminati dalla diffusione epidemica di malattie, come il vaiolo, importate in Messico dai colonizzatori europei.
La prima descrizione di una terribile epidemia (è dubbio se si sia trattato di peste o di tifo) è dello storico greco Tucidide che ci ha tramandato il tragico racconto della pestilenza che colpì Atene durante la Guerra del Peloponneso del 430 a.C., decimando la popolazione e provocando il tramonto economico e sociale di quella che era stata la più potente città del bacino mediterraneo.
Spostandoci avanti nei secoli, l’epidemia di peste di Giustiniano (541-544), descritta dallo storico bizantino Procopio come "pestis inguinaria", colpì l’impero bizantino dimezzandone la popolazione e causando una crisi demografica, economica e militare che segnò la fine di un'epoca di splendore. Ma la più diffusa e terrificante epidemia di peste in Europa si è verificata in diverse ondate successive nel quattordicesimo secolo, prendendo l’agghiacciante nome di “peste nera”. La peste nera è senz’altro l’epidemia che ha maggiormente segnato l’immaginario collettivo, con profondi riflessi sia in letteratura che in pittura, basti pensare al Decameron di Boccaccio o alle raffigurazioni di artisti come Peter Bruegel. Nel periodo della sua massima diffusione ha ucciso, secondo le stime, oltre venti milioni di persone nella sola Europa tra il 1347 e il 1353, riducendo la popolazione europea di un terzo.
La peste diffusasi nel 1630 nel Nord Italia è stata magistralmente raccontata, con toni drammatici ma talora anche profondamente commoventi, da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi; ricordiamo inoltre la Grande Peste di Londra che tra il 1665 e il 1666 ridusse di circa un quinto la popolazione della città e la peste di Marsiglia del 1720, che portò ad un dimezzamento della popolazione cittadina.
Ancora dalla Cina
L’ultima epidemia di peste copre un lasso di tempo che va dal 1855 al 1918, e si è diffusa in tutto il mondo a partire dalla Cina. Quest’ultima epidemia è particolarmente rilevante perché proprio in quegli anni – precisamente nel 1894 – il medico francese Alexandre Yersin scoprì il bacillo della peste e riuscì a produrre un siero. Oggi, dopo la scoperta degli antibiotici, la peste è ormai una malattia quasi totalmente scomparsa, tuttavia pensare che la lotta dell’uomo contro gli agenti patogeni sia terminata grazie agli antibiotici è un grave errore, dato che il XX secolo è stato ugualmente interessato da terribili epidemie, che hanno causato milioni di morti. È il caso della cosiddetta influenza spagnola, una pandemia influenzale che tra il 1918 e il 1920 ha contagiato cinquecento milioni di persone in tutto il mondo uccidendone cinquanta; della sindrome da HIV che dal 1981 non cessa di mietere vittime, che ad oggi sono più di trenta milioni; e ancora delle varie forme di influenza (H3N2, H5N1, H1N1) e di coronavirus (SARS, MERS) fino ad arrivare ai giorni nostri e alla pandemia di CoVid-19.
Di fatto è la prima pandemia che si sviluppa ai tempi dell’informatizzazione capillare e dei social network, con conseguente diffusione in tempo reale di notizie, opinioni, studi e, purtroppo, anche falsità e bugie difficili da contrastare. Ciò che è auspicabile è che sulle bugie e sulle divisioni di potere prevalga il senso di responsabilità, tanto dei cittadini quanto degli Stati, e che da questa moderna epidemia emerga rafforzato quel senso di solidarietà e condivisione che rappresenta un tratto distintivo della specie umana.
Nelle foto:
Scuola veneziana, Miracoli di san Nicola da Tolentino durante una pestilenza a Genova, 1677
Giovanni Boccaccio, Decamerone, per Formiggini, Genova 1913, con xilografie di Emilio Mantelli su disegno di Adolfo De Karolis
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