TESTO E FOTO DI

Giovanni Rossi

Il "Colosso di Prora": in Germania il più grande albergo del mondo voluto da Hitler. Ora è un costoso condominio



L’hanno chiamato il “Colosso di Prora”, dal nome della località dove è collocato. Si tratta di un gigantesco edificio realizzato dal regime nazista sulle rive dell’isola di Rugen – ora collegata al continente da un ponte - nel territorio di quella che nel secondo dopoguerra divenne poi la Repubblica democratica tedesca e che oggi è parte della Germania federale unificata, nella regione nota come Pomerania.

In effetti, i dati di questo edificio – una sorta di vero e proprio “muro” alto sei piani posto di fronte al mar Baltico – sono tali da giustificare la definizione di colosso. Nel progetto hitleriano – Adolf Hitler stesso presenziò all’avvio dei lavori – avrebbe dovuto ospitare fino a 20.000 persone nelle sue 10.000 stanze dotate di due letti, armadietto e lavandino e delle dimensioni di 5 metri per 2 e mezzo. Bagni e docce rigorosamente comuni come non poteva non prevedere un regime di massa.

Arrivando sul posto si resta sbalorditi. Ci si trova di fronte ad 8 edifici posti l’uno accanto all’altro quasi a costituirne uno unico, ciascuno della lunghezza di circa 500 metri per complessivi 4 chilometri e mezzo. Sono posti a soli 150 metri da dove il mare “batte” la spiaggia. Lo stile architettonico è quello razionalista caro al Terzo Reich, ma diffuso anche altrove in Europa. Visto dall’alto assomiglia ad un gigantesco pettine in quanto – a distanze regolari – vi sono delle sorta di losanghe, cioè parti dell’edificio che si protendono verso l’interno, quindi sul retro rispetto alla facciata regolare che si trova “fronte mare”.

La costruzione avvenne a partire dal 2 maggio del 1936 dopo che il regime, un anno prima, aveva deliberato di realizzare il più grande edificio al mondo a scopo ricreativo. Come detto, Hitler stesso presenziò alla posa della prima pietra, ma è proprio al dittatore che risale la responsabilità del suo mancato utilizzo allo scopo per cui era nato, dato che la costruzione fu interrotta a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale il che fece sì che i lavoratori tedeschi, chiamati alle armi, dovessero recarsi in tutta l’Europa progressivamente invasa tranne che a trascorrere le vacanze nell’isola di Rugen. Il progetto complessivo era più grandioso del pur enorme complesso realizzato poiché prevedeva perfino una stazione ferroviaria a servizio della struttura. Date le dimensioni abitative, analoghe a quello di un paese non di piccolissime dimensioni, l’idea di dotarla di una ferrovia non era certo priva di senso.

Dopo vari temporanei e parziali usi – rifugio per gli sfollati dalle città tedesche sottoposte ai pesantissimi bombardamenti alleati; ospedale; caserma (fino al 1955 è stato utilizzato anche dall’Armata Rossa di stanza nella DDR) – e tante discussioni tra i fautori dell’abbattimento e quelli di una ristrutturazione e riutilizzo (tesi, quest’ultima, sostenuta soprattutto da parte di importanti società immobiliari) è prevalsa l’idea di mettere mano alla riqualificazione e di realizzare appartamenti, più costosi per chi si affaccia al mare (sono stati aggiunti anche balconi e creata un’area di rispetto per quelli che “guardano” il Baltico), meno per quelli che sono rivolti all’interno. Per tutti, comunque, si parla di svariate migliaia di euro al metro quadro. Il primo appartamento è stato venduto nel 2016 e poi ne è seguita via via l’occupazione di gran parte della zona ristrutturata. Inoltre sono stati realizzati un albergo, un ristorante, una struttura ricettiva per anziani e disabili. La ristrutturazione è ancora in corso ragione per la quale è tuttora possibile vedere la parte fatiscente che ha il tipico fascino dei monumenti giganteschi in stato d’abbondano, residui di un’altra epoca e di una storia drammatica che sembra impossibile abbia avuto luogo davvero.

 

 

 


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