TESTO DI

Patrizia Masoni

A Venezia l'arte è sempre in festa



Dal 2018 grandi appuntamenti per i 500 anni di Tintoretto

Venezia d’inverno mantiene intatto il suo fascino e la sua ricca offerta culturale. Ne è stata dimostrazione la mostra “Tintoretto 1519-1594”, organizzata da Settembre 2018 a Gennaio 2019 a Palazzo Ducale per festeggiare i 500 anni della nascita del pittore veneziano Jacopo Tintoretto, tra i grandi della pittura europea del XVI secolo.

Nella splendida cornice dell’appartamento del Doge il percorso espositivo ha permesso di ammirare 50 dipinti e 20 disegni autografi di Tintoretto, prestati dai grandi musei internazionali, con una sequenza memorabile di opere provenienti da collezioni private, biblioteche e da molti musei d’Europa e Stati Uniti: da Londra – la National Gallery, la Royal Collection, il Victoria and Albert Museum, la Courtauld Gallery – da Parigi, Gent, Lione, Dresda, Otterlo, Praga, Rotterdam. Dal Prado di Madrid arrivano cinque opere straordinarie. Susanna e i vecchioni, celebre e fascinoso capolavoro del 1555-1556, giunge dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e poi importanti opere dall’America, da Chicago a New York, da Philadelphia a Washington.

L’esposizione permette di riscoprire pienamente la pittura “visionaria, audace e per nulla convenzionale” del Tintoretto che, nato ricco solo del suo genio, seppe sfidare la tradizione consolidata incarnata da Tiziano, riuscendo ad innovare con ardite soluzioni tecniche e stilistiche che segnarono un punto di svolta nella storia della pittura veneziana del Cinquecento.

Jacopo Robusti, detto Tintoretto, nacque e visse a Venezia, dove morì nel 1594 all’età di 75 anni.  Era figlio di un tintore e piccolo di statura: da qui il soprannome. La sua abilità fu tale da renderlo uno dei pittori più importanti e richiesti dell’epoca.

Secondo la tradizione, pare che inizialmente sia andato a bottega da Tiziano, ma si racconta che questi in breve tempo lo abbia allontanato, resosi conto delle notevoli doti dell’allievo. È comunque vero che Tintoretto raccoglie anche altri stimoli artistici, guarda sicuramente a Michelangelo, pur senza spostarsi da Venezia, dato che già all’epoca circolavano le prime stampe d'arte. Tintoretto unisce a questa conoscenza anche quella del colorismo veneto, una qualità che prende forse da Tiziano stesso, alla quale aggiungerà una particolarità, quella della luce, tipica del suo modo di dipingere e che prenderà nome di “luminismo”.

Intelligente ed acuto, l’artista sapeva osare ed andare contro le convenzioni.  Aveva anche un forte senso degli affari ed una certa dose di astuzia: teneva i prezzi bassi, donava qualche quadro, realizzava e consegnava il lavoro in tempi strettissimi.

Ambizioso ed impaziente, sempre desideroso di lavorare in grande, egli sviluppò una tecnica che gli permetteva di coprire rapidamente ampie tele. Lavorerà moltissimo: non solo per la sua vita particolarmente lunga per l’epoca, ma proprio per questa sua caratteristica rapidità nel disegno. Vasari non aveva una grande considerazione per Tintoretto, lo definiva troppo veloce e quasi grezzo, ma nel contempo lo etichettò come "il più terribile cervello che mai abbia avuto la pittura". Anche la sua bottega divenne di notevole importanza, capace di aggiudicarsi le più grandi commesse pubbliche, lavorando molto per la scuola di San Marco e per la scuola di San Rocco.

In apertura e in chiusura del percorso espositivo i curatori hanno collocato i due magnifici autoritratti di Tintoretto eseguiti uno all’inizio e uno alla fine della carriera del pittore e prestati rispettivamente dal Philadelphia Museum of Art e dal Musée du Louvre. Il ritratto giovanile colpisce per forza espressiva e per quel suo dipingere “inquieto”, con veloci pennellate, come lo definisce la presentazione: “Con sguardo sicuro, il giovane Tintoretto ci guarda dritto negli occhi, girando il capo sopra la spalla destra, come se l’avessimo interrotto mentre dipingeva”.

L’ultimo autoritratto, del 1588, “sembra incarnare un senso di rassegnazione. Il giovane Tintoretto si rivolgeva provocatoriamente all’osservatore; qui, ormai settantenne, il pittore sembra guardare nel profondo di se stesso, in contemplazione della propria mortalità”. Quasi trecento anni dopo, Edouard Manet, il grande pittore francese, lo definì “uno dei più bei dipinti al mondo.”

Fra i due dipinti, molte delle opere più importanti di Tintoretto, commissionate dal governo veneziano, da famiglie patrizie ma anche da parrocchie e confraternite, permettono di ripercorrere le fasi salienti della sua carriera e di apprezzare il suo inconfondibile stile “dinamico”, capace di cogliere e fissare il movimento, con  figure colte  in pose instabili, quasi sorprese e catturate nell’attimo di un movimento che un momento dopo è destinato a modificarsi.

I dipinti trasmettono la grande forza espressiva di Tintoretto, grazie ad una pittura di grande impatto, spesso ad effetto quasi teatrale, che sa risvegliare forti emozioni nel visitatore.

Il dialogo aperto dalla mostra a Palazzo Ducale per i 500 anni di Jacopo Robusti prosegue a Venezia alla Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, e, grazie alla Curia Patriarcale, nelle molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.

.

 

 


AREA

Archivio »

L'ANGOLO DELLA POESIA

Archivio »

RICETTA

Archivio »

ALTRI ARTICOLI

N°27

aprile 2024

EDITORIALE

...  continua »

 
 
 
 
 
 
ArchivioCONSULTA TUTTO »

 

OmnisMagazine n°44
» Consulta indice