TESTO E FOTO DI

Paolo Del Mela

Una comunità efficace



Non c’ero mai stato a San Patrignano, ne avevo qualche volta seguito le vicende attraverso le notizie mediatiche dagli anni settanta in poi, i dibattiti di Vincenzo Muccioli, i pro e contro in qualche trasmissione televisiva, ma la mia vita era altrove e quel mondo continuava a rimanere distante.

L’altro ieri ecco l’occasione: una visita alla comunità con i colleghi dell’ARGA , volta a comprendere una realtà di produzione di eccellenze agroalimentari.

A prima vista il luogo sembra un grande centro ricreativo, con gruppetti di ragazzi che stazionano in giro in amabile conversazione, ma sappiamo tutti che l’apparenza talvolta inganna, dietro ad ognuno di quei ragazzi c’è una storia di sofferenza, il cui denominatore comune è quella subdola, maligna galassia di sostanze che si chiama droga.

L’ingresso ci sorprende per l’eleganza degli arredamenti e per l’immagine di efficienza che forniscono gli uffici. Una capace sala riunioni ci accoglie e Matteo Diotalevi , responsabile della comunicazione, introduce i temi del percorso di oggi. Ci raggiunge anche Letizia Moratti, tra i principali artefici della continuità organizzativa di questa grande famiglia e che, dopo i convenevoli, ci invita a visionare un filmato che parla della storia della comunità.

 Scorrono le immagini, parlano i ragazzi, raccontano le loro storie, qualcuno ha ancora l’espressione smarrita, gli occhi infossati che parlano da soli. E sono tanti, tanto e troppo giovani per essere abbandonati a se stessi, sono parte del futuro del paese che è un po’ anche il nostro. Occorre vederlo quel filmato per rendersi conto della preziosa opera di accoglienza e recupero che la comunità svolge. Una permanenza completamente gratuita, un percorso riabilitativo ed educativo che non prevede l’utilizzo di farmaci sostitutivi, ma interventi psicoterapeutici e con un indirizzo personalizzato che ha come fine il completo reinserimento dell’individuo nel contesto della società civile.  Al termine del film, col riaccendersi delle luci, siamo tutti commossi, anche la signora Moratti ha gli occhi lucidi e chissà quante volte ha visto quel film. E’ commosso anche un ragazzo che se ne stava un po’ appartato e che ci viene presentato perché ha finalmente completato il suo percorso di riabilitazione e sta terminando il suo corso di studi con una laurea. Un po’ di numeri? La comunità accoglie attualmente circa 1.300 ragazzi, dispone di 285 collaboratori e consulenti e di 107 volontari. Si è autofinanziata nel 2012 con 15 Mln  da attività di produzione e servizi, con 1,9 Mln di contributi pubblici e progetti e con 14,4 Mln di donazioni. I  risultati sono tra i più alti a livello europeo, oltre il 72 % degli assistiti completa con successo il recupero. Si sono occupati di loro anche all’ONU ed il segretario generale Ban Ki- moon ha ritenuto di dover vistare la comunità. Mi pare che basti! Prima della visita alle varie attività è stata consegnata alla signora Moratti da Lisa Bellocchi, presidente interregionale Arga , una targa onoraria di socio.

Che cosa fanno i ragazzi di San Patrignano? Hanno notevoli possibilità e sono assegnati alle attività a loro più confacenti in base sia ad esperienze personali sia alla predisposizione che per desiderio. La proprietà intorno è particolarmente vasta, ci sono le vigne, c’è una cantina tra le più grandi della regione e la produzione di vini è di qualità eccelsa. Ci sono le attività agricole, allevamenti di pollame, bovini e suini che producono carni fresche ed insaccati prelibati. Ci sono i cavalli e c’è il settore di pelletteria, la falegnameria, il settore meccanico, ed il settore forneria e pasticceria. Queste sono solo alcune tra le attività manuali, ma non solo, si può studiare, leggere e fare sport. Si organizzano partite di calcio, pallacanestro ed altro.  Quest’anno alcuni ragazzi sono stati inviati a partecipare alla maratona di New York con risultati brillanti. Insomma, San Patrignano più che una comunità sembra una città dove c’è tutto. Unico imperativo impegnarsi, che è poi il solo modo di uscire dalla dipendenza.

Durante la nostra visita abbiamo potuto degustare un ottimo panettone artigianale e prima del pranzo un anticipo dei loro prodotti, dai salumi di mora romagnola ai vari formaggi trai quali un ottimo pecorino di fossa.

Il momento del pranzo è particolarmente aggregante: in un immenso salone con volte in legno lamellare e grandi finestre panoramiche si pranza tutti assieme su tavoli lunghissimi. Prima del servizio tutti si alzano in piedi e restano raccolti in silenzio, un momento di ringraziamento? Un ricordo per chi non ce l’ha fatta? Comunque sia un attimo in cui tutta la comunità dimostra una coesione rara al giorno d’oggi.

Anche i Moratti si siedono al nostro tavolo e molto disponibili scambiano con noi opinioni ed emozioni che, nel contesto del luogo, sono d’obbligo.

La visita termina allo spaccio dove ciascuno potrà sbizzarrirsi ad acquistare tutto quello che la comunità produce.

Al ritorno in auto mi perdo in alcune riflessioni. Sarà difficile uscire dalla dipendenza, ma dopo, uscire dal grembo di San Patrignano sarà come nascere un’altra volta, con tutte le incognite e le paure di dover affrontare di nuovo la vita.

 

 


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