A Parigi con Guido
Un'occhiata inusuale alle meraviglie della capitale francese
Dell'étoile si vede una gamba soltanto, quasi perpendicolare al pavimento color cognac, appena sollevata da terra. L'altra gamba, nascosta dal tutù, è per forza slanciata indietro. La ragazza letteralmente vola, sorella dei pochissimi ballerini che hanno letteralmente volato: Nijinsky, Nureyev, Michael Jackson, Polunin. Le braccia sono ali d'airone.
Guido Berti estrae dall'interno del giaccone un quadernetto e un lapis. Prova a schizzare l'étoile.
Edgar Degas è allievo di Louis Lamothe, che a sua volta è apprendista di J.A.D. Ingres. Quest'ultimo afferma che la matita deve avere sulla carta la stessa delicatezza di una mosca che erra sopra un vetro. La leggerezza nel disegnare è talento puro, genetica/reincarnazione/fenomeno. Una mano tende sempre a calcare, a microfibrillare, a indurirsi: muoverla con la finezza di un insetto è capacità singolare.
Poi ci sono gli occhi che agiscono indipendentemente ma che devono collaborare con la mano. I brevi spostamenti degli occhi individuano i contorni e, mentre conservano la visione, la mano, dolcissima, traccia. Ogni occhiata a un modello diventa ricordo istantaneo e a questo ricordo la mano, velocemente, va a chiedere la sua legge di movimento.
Riposto il quaderno, Guido passa dal bar del museo e compra una baguette farcita di prosciutto Fuori, attraversa la Senna su un ponte pedonale: a metà si vede la tour Eiffel, con quella sagoma che Vicente Huidobro chiama chitarra del cielo. Oltrefiume, il Berti entra nelle Tuileries, giardini commissionati da Caterina de' Medici, che prendono il nome dalle precedenti fabbriche di tegole (tuiles). L'erba è color Perrier, una giostra con carrozze rosa gira al ritmo della voce di Yves Montand; Delon e Belmondo giocano a bocce su un vialetto, un principe del Mali vende narcisi gialli, un cinesino sfreccia sui pattini, due bambini bielorussi fanno una partita a scacchi su un tavolo di legno. Il nostro pittore mangia il suo panino su una seggiola di plastica e poi beve da una fontana a forma di delfino.
Uscito dal parco su Place de la Concorde, Guido fissa l'obelisco di Luxor, 23 metri di granito rosa, piantato dove, durante la Rivoluzione, brilla la lama della ghigliottina. Su per Rue Royale, dopo aver sorpassato il ristorante Maxim's, il Berti resiste a varcare la soglia della pasticceria Ladurée, fucina culinaria di macarons (il macaron, che non è Macron che ha comprato una vocale, è composto da due dischi di meringa alla mandorla inframmezzati da marmellata o da crème ganache, mescolanza di panna/cioccolato/burro).
Place de la Madeleine è dominata dalla chiesa omonima, interamente circondata da colonne corinzie. Guido non si sofferma più di tanto davanti al ristorante Lucas Carton, nei cui locali Marcel Proust vive l'infanzia. Alla vetrina dell'Ä’picerie Fauchon il Berti riserva un rapido sguardo, giusto per vedere i vasetti di miele raccolto sui tetti dell'Opéra. Proprio l'Opéra Garnier viene raggiunta dal nostro protagonista, dopo scarpinata lungo Boulevard des Capucines.
L'Opéra inaugura nel 1875 lo stile Secondo Impero (o Napoleone III), connubio ardito di barocco e classicismo. Guido visita l'interno: scalone maestoso/palchi d'oro/sala da 2200 poltrone/cupola a 18 metri con affresco di Marc Chagall/lampadario del peso di 7 tonnellate disegnato da Charles Garnier. Fino al 1988 Degas frequenta l'Opéra, sia come spettatore che come visitatore privato. Un amico direttore d'orchestra gli permette l'ingresso libero: così Edgar può lungamente osservare e dipingere le ballerine a lezione, negli esercizi preparatori e nelle pause riposanti. Il ritrattismo di Degas si allarga anche agli orchestrali, alle cantanti, agli abbonati delle prime file.
Guido continua la passeggiata per Rue de la Chaussée d'Antin e costeggia Galeries Lafayette, le antenate di tutti i supermercati, costruite nel 1895 per creare un negozio di “frivolezze” (“la frivolezza è la miglior risposta all'ansia”, asserisce Jean Cocteau). Alla Place d'Estienne d'Orves le panchine, tra alberi color chartreuse, accolgono lettori di libri. La chiesa della Santissima Trinità, ispirata al Rinascimento italiano, ha facciata con nicchie e campanile di 65 metri.
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N°31
marzo 2024
EDITORIALE
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