TESTO E FOTO DI
Mirella Golinelli
Profumo- olezzo di "Felsina"
La Francia è universalmente riconosciuta, come la miglior produttrice di profumo, vuoi per le indovinate combinazioni delle essenze, vuoi per la lunga tradizione dell'uso che soprattutto la Corte ne faceva. Il profumo francese vanta l'esclusivo “fissaggio”, un procedimento il quale unisce l'essenza all'alcool. La reazione della pelle di ognuno è diversa; quindi la scelta rimane sempre del tutto personale. L' “acqua di Colonia” è consigliata a chi non sa preferire una sola fragranza; motivo per il quale molte “griffes” suggeriscono, per le ore del giorno, l'uso dell’“eau de toilette”, della stessa fragranza dell’“eau de parfum”, indicato di sera. Anche le stagioni primavera – estate ed autunno – inverno ( come nella moda) prediligono l'uso del profumo diluito e molto leggero a quello dal bouquet intenso. Affinché venga cosparso in maniera uniforme, la micronizzazione avviene attraverso il dosatore che lo vaporizza. Il vero profumo, buono, è di solito molto caro ed anche le famose case americane di linee cosmetiche si affidano ai profumieri francesi.
La consuetudine del suo uso è da collegarsi ai riti religiosi che, sin dall'antichità, venivano praticati. Etimologicamente la parola “profumo” deriva dal latino “perfum = attraverso il fumo” e, racchiude la prerogativa di attrarre energie positive dal Cosmo e dalla Natura. I Veda dell'India, 3.500 anni orsono, consideravano indispensabile l'uso di tale elemento, il quale, secondo le loro convinzioni, doveva accompagnare la preghiera di gratitudine a Dio.
A 7000 anni fa risalgono i primi balsamari, le cui piccole dimensioni permettevano di portarli sempre appresso, per utilizzarne gli unguenti e gli olii profumati.
Gli egiziani hanno lasciato, nei loro dipinti murali, la spiegazione dell'uso che ne facevano, sia per gli ambienti sia per le persone, ma anche l'espressione del maggior ceto sociale: quello dei sacerdoti, i quali, si corredavano di raffinate essenze, provenienti dalla vicina Asia. Sotto il dominio di Pericle, nel V° secolo a. C., regna il maggior fulgore nella città di Atene governata dagli dei ed il profumo viene considerato come esaltatore di bellezza, soprattutto per il sesso maschile.
Plinio il Vecchio, nel XII libro del suo “Naturalis Historia” narra che, nell'età imperiale, i romani, prima d'ogni battaglia, profumavano: abiti, cavalieri e vettovaglie. Solo dopo le Crociate si riprese a profumarsi; in effetti, le invasioni barbariche prima e la chiesa poi, avevano cancellato per secoli questo costume.
I primi profumi liquidi sono stati prodotti dagli Arabi, i quali, intorno all'anno 1000 avevano escogitato il “processo di distillazione”. L'alcool, viene introdotto in Europa nel 1200 ca, permettendo così al profumo di scatenare la memoria olfattiva dell'individuo; eco che, per percettibilità è più immediato degli altri sensi.
A Bologna, sul finire del XIII° secolo, Taddeo degli Alderotti, ricava dal vino l’alcool, ma si torna a profumare tutto – cibo e vino compresi – a Firenze solo nel XV° secolo. Qui avrà sede il primo laboratorio per la preparazione delle “acque profumate”, le quali, contengono il 4% dell'essenza. E' anche il periodo nel quale si producono gli “effluvi magici”, circondati, sin dai tempi antichi, di mistero.
Alcune di queste irresistibili fragranze sarebbero il mezzo per attrarre gli influssi astrali. Perciò ad ogni pianeta veniva abbinata una pianta ed ad ogni segno zodiacale una fusione di sensazioni odorose. Il lunedì, governato dalla Luna, era associato a mirto e lauro. Martedì, giorno di Marte, ad aloe, sandalo e cipresso. Mercoledì - Mercurio, alla noce moscata ed al cedro(corteccia, buccia e semi). Giovedì, dedicato a Giove, era aggregato al garofano ed alla noce moscata. Al venerdì si celebrava Venere con zafferano, viole e rose. Al sabato – Saturno, con radici aromatiche mentre alla domenica si richiamava la forza del Sole con incenso, laudano ed ambra.
Nel 1510, Cornelio Agrippa, scrive il “De occulta philosophia” e mette in relazione l'astrologia con il mondo vegetale: Pesci – lavanda, timo, mirto, per stimolare la fantasia, Acquario – basilico e vetiver per la salute dello spirito,Capricorno – cuoio di Russia e sandalo per esortare la parte dell'intelletto, Saggitario – trifoglio e vaniglia per valorizzare le nobili passioni, Scorpione – verbena e melissa per moderare i lati spigolosi del carattere, Bilancia – tabacco e geranio per i sentimenti, Vergine – gardenia e caprifoglio per esaltare la saggezza, Leone – mimosa e mughetto come corroborante, Cancro – ciclamino e glicine come per i Pesci, Gemelli- giacinto e fresia per acquisire diplomazia, Toro – magnolia e giglio per la tranquillità, Ariete – bergamotto e limone per la virilità.
La ricetta originale dell’ “eau de cologne 4711”, fu prodotta a Colonia, in Germania, da Giovanni Maria Farina, oltre 300 anni fa. Di questa “acqua di colonia” si faceva un uso sia esterno che interno come: dentifricio, cordiale, antisettico….
L'eau de cologne ha solitamente una percentuale di essenza pari all'8%, l'eau de toilette del 10% mentre l'eau de parfum si attesta oltre il 15%. Le fragranze più accattivanti sono: ylang – ylang, zagara, tuberosa con le sue esalazioni afrodisiache, il cuoio di Russia - Jochey Club per gli uomini del XIX secolo e, l' opoponas dalle innumerevoli qualità e tanto caro alla Regina egizia Hatscepsut, già oltre 3500 anni fa.
Il marèchale usato nell'800 dalle persone eleganti è citato anche nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.
Pure Bologna, ebbe in Pietro Bortolotto, l'ideatore della fragranza detta”felsina”,ma le persone più distinte, già dagli inizi del 1900, adoperavano “pelle di Spagna”. Il decolletè - lo stesso di quell'Angelica lampedusiana - ha da sempre rimarcato, attraverso il calore del corpo, le fragranze. Ricordiamo alle donne d'oggi, le quali, ricorrono alla chirurgia estetica, che una pubblicità, datata 1923, ma già in voga nell'800 recitava: “.....sviluppo, fermezza, ricostruzione del seno. Benefiche alla salute non hanno contro indicazioni e garantiscono in 2 mesi, un seno magnifico, sia alle donne giovani che a quelle più attempate”. Quale il segreto? Presso le Farmacie di Napoli, Roma, Milano e Parigi erano in vendita delle pillole al costo di 0,35 lire. A Milano era il Dott. Zambeletti a rivenderle; esse agivano solo sul petto ed erano chiamate “pillole orientali”.
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N°18
marzo 2024
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