TESTO DI

Giovanni Rossi

Estonia, Lettonia e Lituania: da “oggetti misteriosi” a mete turistiche



 

Estonia, Lettonia e Lituania. Fino a qualche tempo fa oggetti misteriosi, almeno per non poche persone.

Poi il boom turistico delle capitali baltiche ha fatto conoscere queste singolari piccole nazioni ad un ampio pubblico, tanto che, ad esempio, anche in Italia è nata, recentemente, un’Associazione Italia-Estonia (www.italiaestonia.org) e dove è pubblicato, in Internet, l’”Estonia Magazine” (www.cultura-elifestyle-estonia.webnode.it).

Tuttavia, spesso, si tratta ancora di una conoscenza superficiale, appunto turistica in senso stretto. Dovuta ad una sorta di “mordi e fuggi”, soprattutto attraverso le crociere  che toccano le capitali che si affacciano sul mare, cioè Riga (Lettonia), Tallinn (Estonia), oltre alla russa San Pietroburgo ed alla finlandese Helsinki. Viceversa questi Paesi hanno un grande interesse, anche storico e culturale oltre che naturalistico.

Si tratta di tre popoli assai diversi tra loro accomunati, però, da alcune cose: l’essere stati per lunghi anni schiacciati tra la dominazione tedesca da occidente e russa da oriente; l’avere, incredibilmente, conservato le proprie (differenti) lingue e con esse un radicato sentimento nazionale spesso sfociato in nazionalismo; abitare in piccoli territori caratterizzati da una pressoché totale pianura in parte boscosa; l’avere avuto una storia drammatica, certo di dominazione straniera, ma, in qualche caso, di forti divisioni e contrapposizioni interne soprattutto nella prima parte del ‘900.

Le specificità, tuttavia, non sono poche: ad esempio, le lingue sono assai diverse tra loro. A cominciare dall’estone. Il piccolo popolo che lo parla (1.315.000 anime di cui un buon numero, però, è russofono) non è di origine indoeuropea, ma ugro-finnica, così come lo sono i finlandesi (dai quali li separa il mar Baltico) e gli ungheresi, assai più lontani geograficamente ed anche linguisticamente. Una lingua, quella estone, difficilissima per noi, almeno quanto quella degli altri popoli ugro-finnici. Il lettone, a sua volta, pare derivare dall’antico prussiano (il che ne fa uno degli idiomi più vecchi d’Europa), ma è senz’altro più abbordabile per un italiano, così come il lituano che ha espressioni che ricordano quelle latine. Dal punto di vista religioso la Lituania è cattolica, mentre luterani (in maggioranza), cattolici ed ortodossi (in più o meno significativa minoranza) convivono negli altri due Paesi. L’Estonia, in particolare, la si può considerare l’ultima terra abitata da pagani che sia esistita nel nostro continente, poi cristianizzati con una violenta crociata condotta dai preti guerrieri che costituivano l’Ordine dei porta spada e dai leggendari cavalieri teutoni. Malgrado ciò a tutt’oggi il 76% degli estoni dichiara di non avere appartenenze religiose: è il dato più alto al mondo.

Oggi l’Estonia è un Paese avanzato tecnologicamente: non a caso è il luogo dove è nato Skype. E’ anche il Paese dove sopravvivono migliaia di alci, il cui numero viene contenuto attraverso la caccia programmata, caccia che riguarda anche altre specie e che è divenuta un’altra forma di turismo.

Una visita vale la pena dedicarla alle tre capitali distanti tra loro poche centinaia di chilometri e ben collegate da un sistema di autobus oggi ulteriormente sviluppato e modernizzato, ma ereditato già dall’Unione Sovietica che privilegiò questo mezzo rispetto al treno (quasi inesistente) per facilmente comprensibili ragioni militari, visto che le Repubbliche baltiche costituivano il confine più occidentale dell’URSS. Con San Pietroburgo, infatti, ne costituivano la porta verso l’Europa. Si racconta che i sovietici delle altre Repubbliche dicessero “andiamo in Europa” allorché si recavano in riva al Baltico.

L’estone Tallinn è un gioiellino storico con mura e torri originali che ne fanno una sorta di “Disneyland” medioevale, anche se i grattacieli post-sovietici ne stanno alterando l’originale skyline. E non sono particolarmente diversi da quelli che si trovano a Milano e nelle varie zone direzionali europee.

La più bella tra le capitali delle Repubbliche baltiche – almeno a giudizio di chi scrive – è la lettone Riga per l’abbondanza di edifici liberty e per l’atmosfera da vera capitale pregna di storia che vi si respira. E’ la più grande tra le tre città.

Vilnius, la lituana, un tempo definita la “Gerusalemme d’Europa” per la rilevante presenza ebraica, annientata dal passaggio del nazismo che ha potuto contare, purtroppo, su non poche complicità locali, è senz’altro la “minore” delle tre, ma non per questo è priva di bellezze e di tanti riferimenti alla storia di questa parte del mondo.

Tutti e tre i Paesi non si segnalano per una particolare cucina: prevale la carne (malgrado il Baltico), anche se non manca il pesce ed il tutto è accompagnato da verdure ed intingoli allo scopo di insaporire pietanze tendenzialmente semplici ed uniformi. Non a caso hanno un certo successo i ristoranti italiani anche se non tutti autentici e di qualità.

Comunque sono ancora mete che possono offrire qualcosa di nuovo e di originale in questo mondo che tende sempre più a globalizzarsi ed uniformarsi ad un modello unico e standardizzato di città, di economia, di vita.

                                                                                                    Giovanni Rossi

 

 


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