TESTO DI

Emilio Bonavita

Editoriale



Quella della “formazione” professionale si è sviluppata nel tempo come un’attività sempre più impegnativa e coinvolgente, fino a diventare ormai, per chi se ne occupa, un lavoro permanente, un susseguirsi di incontri e contatti per ideare nuovi momenti formativi o riproporre corsi che registrano un elevato indice di gradimento e che i professionisti chiedono di replicare in altre città.

Tra le categorie professionali che più di recente hanno reso obbligatori i corsi di formazione c’è quella dei giornalisti. Alcuni possono pensare che questi corsi siano noiosi o inutili e qualche collega “saputello” ritiene di essere al di sopra della necessità di formazione e di dover partecipare solo per ottenere i crediti formativi, obbligatori per legge, per non andare incontro a sanzioni da parte del Consiglio di Disciplina dell’Ordine. Questo atteggiamento riguarda in particolar modo i corsi sulla deontologia, infatti c’è chi reputa che per svolgere correttamente la professione le carte deontologiche siano solo una bizzarra autocensura per la categoria. Al contrario, la deontologia è l’indispensabile biglietto da visita dei giornalisti, è il complesso delle regole che ci differenziano dal mare di “chiacchieroni” che affollano il Web, è il riferimento indispensabile per una “buona” comunicazione e la garanzia per il lettore di “essere correttamente informato”, come recita la Costituzione.

La formazione diventa quindi uno strumento di democrazia per la democrazia. In un recente incontro con lo Psicologo del Lavoro prof. Enzo Spaltro (giornalista direttore di Psicologia e Lavoro), ci siamo soffermati proprio su alcuni aspetti della formazione

 

-Professore, cosa è per lei e cosa deve essere per noi giornalisti la formazione permanente e continua?

“La Formazione è sicuramente comunicazione, ma è soprattutto connessione, cioè invenzione di relazione e sviluppo di diversità o diminuzione di disuguaglianza, è un acceleratore dello sviluppo che consiste nel raggiungimento di un benessere soggettivo e diffuso. La Formazione crea valore come traghettatore da una cultura ad un'altra per uscire dalla palude del presente, per saper affrontare il mistero del futuro”.

 

-Cosa intende per benessere?

“Il benessere è la capacità di esprimere e esprimersi. Questa possibilità/capacità di esprimersi può essere considerata una caratteristica base per una società benestante. Invece l’impossibilità e l’incapacità di esprimere e di esprimersi è la repressione caratteristica di una società malestante”.

 

-Come può la formazione creare benessere?

La formazione permette di generare valore condiviso ed è quindi un moltiplicatore di valore, un acceleratore di benessere. Per dire come la formazione contribuisce alla creazione del valore e dei valori, occorre partire direttamente dal benessere e mettere a punto una formazione positiva diretta a creare benessere. Aggiungendo poi la nuova evidenza del capire che “vale” più del sapere”.

Insomma, bisogna “imparare ad imparare”. Nessuno è escluso.

 

 


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aprile 2024

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