Cappadocia: la dimora delle fate
Nel cuore della Turchia si trova un luogo incantato, una valle disseminata di “camini” plasmati dal tempo e dal vento, guglie di rocce calcaree che ricordano le torri dei castelli della Loira. La Cappadocia e in particolare la valle di Goreme, Parco Nazionale e dal 1985 patrimonio mondiale dell’Unesco, è la meta agognata dai viaggiatori che si propongono di ammirare da vicino i “camini delle fate”: nella valle sorgono come dal nulla queste strane formazioni geologiche coniche ed il modo migliore per godersi questo spettacolo è quello di sorvolare la zona in mongolfiera, cogliendo dall’alto un panorama unico.
Ma in Cappadocia vi è molto altro da vedere per un turista attento non solo al paesaggio, ma anche alla storia millenaria di questo angolo di Asia Minore. Molto interessanti sono le chiese rupestri dei monaci Basiliani. San Basilio, nato nel 330 e morto nel 379, prima di essere nominato vescovo di Cesarea visse l’esperienza monastica in Cappadocia, fondando una cittadella, un monastero rupestre con chiese, celle, refettori, tutti scavati nella tenera roccia. Per il visitatore è un’esperienza unica addentrarsi nelle architetture rupestri ed ammirare le semplici immagini dipinte in queste chiese paleocristiane che ci riportano ai primordi dell’evangelizzazione.
Altra esperienza davvero particolare è quella di partecipare alla cerimonia dei “Dervisci rotanti”: si tratta di una vera cerimonia religiosa in cui la danza rappresenta solo una parte marginale del rito, che prevede preghiere e canti accompagnati da flauti e tamburi ed omelie. Assistere ad una cerimonia di questo tipo rappresenta un grande privilegio ed una esperienza viva della filosofia detta “Sufismo”. Si accede al luogo della cerimonia con il massimo rispetto e con la preghiera di non utilizzare macchine fotografiche o telefonini. Il rito inizia con una litania in lingua originale, naturalmente incomprensibile per i turisti, per poi passare alla lettura di brani religiosi accompagnati dal suono del flauto, terminando infine con la danza dei Dervisci, che vestono gonne bianche molto ampie e ruotano vertiginosamente, formando “ruote” molto ampie. Questa danza rappresenta l’armonia tra cielo e terra ed infatti i danzatori roteando indicano con una mano il cielo e con l’altra la terra. Una esperienza mistica che finisce in un crescendo molto suggestivo e che coinvolge non solo visivamente, ma anche emotivamente lo spettatore.
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