TESTO E FOTO DI

Pamela Polvani

71°10’21”. Capo Nord le coordinate di un sogno



Una terra estrema per la sua collocazione, una terra dove la natura forte e solenne è integra e piena. La meravigliosa bellezza di una faglia che precipita nel Mare Artico, ove terra e acqua si fondono al termine di un precipitoso salto di circa 400 metri.

Quel punto estremo venne denominato Nordkapp dall’esploratore inglese Richard Chancellor che, nel tentativo di aprire la rotta a nord est verso le Indie, lo superò nel 1553.  Tuttavia realmente non si tratta, per poche centinaia di metri, del punto effettivamente più a Nord, ma ci piace ugualmente pensarlo tale.  Inoltre trattandosi di un promontorio su un’isola, se si vuole essere pignoli non è corretta nemmeno la definizione di  ”Punto più a Nord dell’ Europa Continentale”, che in realtà è collocato diversi chilometri più a sud ed appartiene alla terraferma. Ma la storia e la poesia cha accompagnano Capo Nord da secoli ne fanno la meta estrema del nostro continente.

Una visione impressionante dall’alto, ove contrastano i colori della terra, della vegetazione, del cielo di cui si ha una visuale quasi circolare, e naturalmente del mare sottostante tinto di un blu intenso rotto dal bianco delle onde che potenti sbattono sulle rocce e generano schizzi che salgono di molti metri.

L’idea di raggiungere Capo Nord ha accompagnato l’uomo fin dal XVII secolo quando il ravennate Francesco Negri vi àpprodò conquistando quello che oggi possiamo definire il riconoscimento di “primo turista”.   Via terra invece fu raggiunto da Giuseppe Acerbi nel 1798.

Da allora e soprattutto a partire dalla fine del 1800, Capo Nord è diventato una meta di uomini ispirati e curiosi, studiosi, regnanti, persone comuni e non.  Fra i tantissimi attratti da Capo Nord si ricordano il re Oscar II di Svezia (alla cui visita del 1873 è dedicata da una stele), e il Re di Thailandia Chulalongkorn nel 1907 (che invece è celebrato con l’istituzione di un museo thailandese all’interno del NodKapphallen).

A partire da queste prime esplorazioni Capo Nord è diventato meta di centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno e ormai praticamente in tutte le stagioni (nonostante anche le avversità climatiche) lo raggiungono con i più svariati mezzi: navi da crociera, trasporti marittimi locali (il porto di riferimento è il paesino di Honningsvag caratterizzato da una antichissima chiesa di legno e casette colorate ugualmente costruite in legno nel tipico stile norvegese), auto, camper, bus e per i più sportivi (o romantici se si preferisce) arrivarci in motocicletta è il migliore modo di viaggiare per coronare un viaggio avventura.

La natura immensa e sconfinata di questo luogo offre al visitatore in ogni stagione degli spettacoli straordinari.  In estate si può assistere durante il solstizio, al fenomeno del Sole di Mezzanotte.

Il sole non scende mai sotto l’orizzonte per 24 ore, quindi non cala mai la notte, facendo perdere anche un po’ il normale ritmo biologico di veglia – sonno; un disorientamento temporale che immette nel visitatore allo stesso tempo il senso di stupore e l’euforia di un giorno che non ha fine.  Comunque già dall’inizio di maggio e fino circa alla metà di agosto le giornate rimangono luminose anche quando, dopo il solstizio, l’astro effettivamente scende oltre la linea dell’orizzonte, ma lascia il cielo pienamente luminoso.

In inverno invece a Capo Nord non sorge mai il sole, tuttavia è geograficamente fuori dall’area nella quale si verifica la notte polare, per cui non si arriva al buio totale, mentre si rimane sospesi in un permanente crepuscolo.  Condizione ideale comunque per poter ammirare lo spettacolo dell’aurora boreale.

La natura è padrona del luogo dove tutte le forze sono presenti: il sole con i suoi giochi, e quindi la luce, il mare, il vento che quasi sempre soffia gelido e fortissimo, portando e spazzando via la nebbia, e in pochi istanti si passa dall’essere avvolti in una quasi irreale atmosfera ovattata e nebulosa, alla limpidezza più assoluta che scopre il panorama tutt’intorno, con la sua terra, in parte sassosa, in parte ricoperta di  muschi e licheni che conferiscono una caratteristica ed unica tonalità di verde.

Uno spazio solenne quello dell’isola Magerøya, attraversato da una sola strada che conduce al Capo, ai cui lati si aprono un’infinità di laghi, mentre le renne pascolano liberamente nei prati.

A metà strada fra Honningsvag e capo Nord la ricostruzione minima di un villaggio Sami accoglie il turista che può prendere visione delle tipiche tende e degli strumenti del lavoro agreste e di allevamento appartenenti alla popolazione Sami. Popolo che ancora oggi è molto presente in quell’area e addirittura nella regione (il Norge) ha un suo parlamento.

Ai fini della protezione del patrimonio culturale e naturalistico della zona, i turisti pagano un pedaggio di circa 30 euro (260 corone norvegesi) per accedere a Capo Nord, così come ad altri siti particolarmente rilevanti per il turismo.

Lasciati alle spalle, in un grande spiazzo i mezzi con i quali si è raggiunto il luogo, ci si può incamminare verso la punta.

Le guide tendono a far dirigere il turista prima al Nordkapphallen, un enorme blockhaus che si sviluppa per la gran parte sotto terra, e ove sono collocati tipicamente i servizi informativi, ristorante, negozi di souvenir che affacciano su un grande atrio ove un pianoforte è a disposizione di chi, ispirato dal luogo, vuole liberamente esibirsi in un momento di musica per sé e per i presenti.

La Nordkapphallen è  anche sede del Royal North Cape Club, dove è possibile ottenere un diploma che attesta la presenza al Capo, oppure far annullare con timbro postale i francobolli  celebrativi

Meritano la visita le sale cinematografiche dedicate alla storia e natura della zona. Lo schermo a 270° proietta immagini suggestive che avvolgono lo spettatore.

Inaspettato il piccolo museo thailandese, creato in ricordo della visita di Chulalongkorn, davanti al quale si apre invece una cappella dedicata a San Giovanni.

Un’area dell’edificio è dedicata al museo che illustra la battaglia di Capo Nord che si svolse nei giorni del Natale 1943 e che vide coinvolte le forze alleate del Regno Unito e Norvegesi contro la marina tedesca che perse in quell’occasione l’incrociatore Scharnhorst.

Infine la galleria termina in una sala dove, da dietro a una enorme vetrata, è possibile ammirare il sole di mezzanotte e la natura tutta, comodamente seduti, magari sorseggiando una birra.

Al di fuori e alle spalle di questa struttura quasi un in giardino a sé stante, sorge l’installazione collettiva denominata “La rappresentazione Bambini del mondo”. E’ una scultura complessa costituita da sette medaglioni in pietra su cui sono riprodotti i disegni di ragazzi di sette nazioni diverse; realizzato nel 1989 simboleggia la cooperazione, l’amicizia, la gioia universale quali speranze delle nuove generazioni al di là dei confini.

Dinnanzi a questa corale rappresentazione è posto un altro gruppo scultoreo che raffigura una madre e suo figlio; la madre tiene vicina a sé il bambino, il quale indica il monumento "Bambini del mondo”.  Tutt’intorno, nello spazio che sembra non avere confini, i visitatori lasciano, come i pellegrini, le pietre che testimoniano il loro passaggio, ammucchiate in pinnacoli.

Volontariamente ci dedichiamo solo in conclusione all’attraversamento dello spiazzo che porta alla punta estrema del Capo.

Incrociamo la piramide di mattoni sulla quale sono incisi i nomi di alcune località e la loro distanza da Capo Nord, e sopra la quale è fissata una freccia che indica il punto estremo del Capo e le ci ricorda le sue coordinate geografiche.

Finalmente eccoci sotto quello che possiamo senza dubbio riconoscere come il monumento per eccellenza di Nordkapp.

Il “GLOBO”, una grande scultura - struttura in ferro che rappresenta un mappamondo, posta su un piedistallo a gradinate.

Lassù i turisti si accalcano per scattare foto e selfies, con l’allegria di essere arrivati in posto straordinario.

Ma il vero significato di essere là, lo si percepisce solo riuscendo a portare in qualche modo il silenzio dentro di sé, staccandosi per qualche attimo dal folclore e dall’ingordigia degli scatti da mandare in tempo reale agli amici o in rete.

Nel silenzio intimo di sé stessi si può finalmente sentire che là c’è un punto di assoluto, perché si incrociano e si confondono tutti gli elementi: terra, acqua, aria e fuoco.

Fra le scogliere e il mare, il vento e il sole, la magia potente della natura ci sospende nella possibilità di contemplare il nostro essere.

 

 


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