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TESTO E FOTO DI

Mirella Golinelli

Cammei e coralli, il fascino della pazienza artigiana

Passo passo, il lavoro di chi trasforma una conchiglia in un'opera d'arte. Torre del Greco, la capitale

Fantasia, inventiva, estrema eleganza scaturiscono dai materiali offertici dal Vesuvio o raccolti nel mare al di sotto di esso. Pare impossibile che, da una formazione lavica, dal corallo, dalle pietre dure (o meglio ancora dalle conchiglie) le sapienti mani degli incisori possano trarre con stupefacente perfezione meravigliosi cammei, che esprimono soprattutto scene di vita degli dei. Il luogo più famoso al mondo nel quale si tengono corsi d'arte incisoria- seguiti anche da giapponesi - è Torre del Greco. Paolo Borromeo Martin e Michele Mangiarotti, Fattori, Persichini e Filippo Veneziani si accaparrarono, agli inizi dell'800, il monopolio di questi manufatti artistici. Così nella seconda metà del XIX secolo esplode, commercialmente parlando, l'arte del cammeo su conchiglia, talentuosità dalle radici antichissime, che nel piccolo borgo marinaro, ha continuato a sopravvivere. Le incisioni su pietra dura, corallo e conchiglia, incorniciate in preziosi metalli, sono un patrimonio raffinato e sempre custodito gelosamente dai collezionisti privati. Pinctada Margaritifera, Strombus Giga, Cyprea Tigra, Cassis Cornuta, Cypressis Rufa o corniola, Cassis Madagascariensis sono alcuni tipi di conchiglie utilizzate insieme alla pietra lavica, di solito lavorata in altorilievo.

I cammeisti a bulino che abbozzano ed incidono dopo aver disegnato il soggetto da riprodurre, lo rendono più delineato, togliendogli la parte bianca in eccesso. Parecchi sono i passaggi che ci permettono di distinguere la mano di vari artisti che, iniziano con la scoppatura; ovvero tagliando ed asportando la parte superiore della conchiglia per mezzo di un disco diamantato, raffreddato costantemente con acqua, per evitarne il surriscaldamento. Nell’antichità si adoperava un semplice tornio senza denti, cosparso di polvere di smeriglio.

Con la segnatura, l'artista esegue il taglio esterno del contorno del cammeo. Ad essa fa seguito la fase detta sagomatura che conferisce quella forma poligonale la quale, con l'aggarbatura dona alla conchiglia, la foggia ovale o rotonda, alla quale siamo abituati. Fissati i pezzi su un fuso di legno, vengono trattenuti con la messa in pece; una sorta di mastice, composto da scagliola, cera e pece greca, lavorata a caldo. Per lasciare in evidenza lo strato chiaro che verrà poi inciso ed assumerà la classica forma di “cammeo”, si leviga con una mola la parte della conchiglia che rimane esterna. Questo procedimento è detto spianatura o scrostatura. Si fa poi uno schizzo a bulino e, con dei bulini a punta larga, si abbozza l'immagine, la quale gradatamente prende forma, con bulini o sgorbie di varia grandezza e linea. Per la rifinitura, specie per ciò che riguarda il volto ed in special modo il naso, si adoperano bulini sottilissimi. Per rendere liscia la superfice del cammeo, il cammeista lo stacca dal fuso e ne leviga con pomice ed olio entrambi i lati. Infine passa alla sgrassatura adoperando acqua tiepida e sapone. In seguito il cammeo viene asciugato in un lino bianco. Prima però, un amalgama di vetriolo, pomice ed olio, va strofinata sul fondo per renderlo più levigato. Ancora oggi le immagini riprodotte a cammeo sono fortemente legate alla classicità e secondo l'inventario di Angelo Migliarini del 1838, nella collezione fiorentina di Casa Medici, vi erano cammei di epoca greca e romana in conchiglia ed in pietra dura.

Il problema sorto contemporaneamente alla produzione di cammei “veri” nel '500, fu quello di quelli “falsi” che trovarono sul mercato una grande richiesta e, venivano spacciati per “pezzi” provenienti da scavi romani o greci. L'Italia nel '600 è impareggiabile in quest'arte incisoria; tant'è che si studiano anche le caratteristiche delle conchiglie per evidenziarle e dare forma e far risaltare le varie stratificazione della conchiglia stessa, permettendo così di ottenere effetti di chiaro-scuro, come per i cammei in madreperla. Solo dopo la fine del periodo barocco il cammeo torna a godere di grande splendore. La lavorazione del cammeo su conchiglia ebbe più diffusione di quello su pietra dura, per la facilità ed il poco attrito che si aveva lavorando la conchiglia rispetto alla pietra dura. Per la prima, la durezza sulla scala di Mohs varia da 3,5 a 4 mentre, per le pietre dure può arrivare anche a 9.

Nell'800 i soggetti erano a carattere mitologico, quando venivano prodotti per importanti famiglie, ovvero paesaggistico per la vendita di souvenir. Purtroppo a pezzi davvero di eccellente fattura si affiancarono quelli di mediocre o bassa qualità. Ciò determinò la volontà di salvaguardare la produzione di quelli di pregio. Per fare ciò gli artisti dovevano formarsi alla Regia Scuola del corallo. Essa aprì nel 1887 a Torre del Greco, facendo così divenire la cittadina torrese uno dei centri produttivi mondiali per la lavorazione del corallo e delle conchiglie. La scuola napoletana mantiene ancora oggi il primato per le più avanzate lavorazioni del cameo e del corallo.