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TESTO E FOTO DI

Giuseppe Di Paolo

A Roseto degli Abruzzi la costa incontaminata del Borsacchio

Il fratino che fermó anche Jovanotti

“Rosburgo:… presso la riva del mare, un piccolo gruppo di capanne basse e tenebrose, impastate di creta e di paglia, con le finestre opache e piene di sonno, con gli usci sconnessi e cigolanti, così piccini che, per varcarli, bisognava piegarsi in due”. Così nel 1929 la giornalista napoletana Beatrice Testa descriveva nel libro L’Abruzzo del mio cuore una delle sue cittadine preferite del territorio abruzzese. 

Quasi un secolo dopo, nessuno riconoscerebbe in questa descrizione quella che oggi è una delle località rivierasche più frequentate del litorale abruzzese. Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, cambiato l’antico nome teutonico di Rosburgo nel più italico Roseto degli Abruzzi, il sonnacchioso paese marinaro si è trasformato in una rumorosa e affollata (soprattutto in estate) cittadina balneare. Sull’esempio, nel bene e nel male, delle città della riviera romagnola, si è riempita di residence, alberghi e camping proprio a ridosso della spiaggia.

 

La Riserva Naturale 

 

A nord di Roseto, tra battaglie e discussioni, la colata di cemento è stata in qualche modo fermata per proteggere uno dei rari tratti di costa e terreni rimasti ancora liberi dall’urbanizzazione incontrollata. Nel 2005, alle foci del torrente Borsacchio è stata istituita la “Riserva Naturale Regionale del Borsacchio”, un’area di 1.100 ettari tra la spiaggia e le colline retrostanti che tutela un territorio ricco di biodiversità, con una macchia mediterranea dove crescono pini di Aleppo e lecci, con la presenza di uccelli, alcuni dei quali a rischio estinzione. La riserva protegge un tratto di litorale non toccato dalla furia edificatrice che ha trasformato in pochi decenni le tranquille coste del mare Adriatico in un ambiente ampiamente cementificato e antropizzato.

La parte più facilmente fruibile e più interessante di tutta l’area è il fronte della spiaggia: tre chilometri di costa, tra Roseto e Giulianova, liberi da stabilimenti balneari e costruzioni. È un’area incontaminata, dove è possibile passeggiare sulla battigia e fare eventualmente bagni nelle acque cristalline (attenzione: non c’è servizio di salvataggio), potendo ammirare le piccole dune pioniere e alcuni rari uccelli. Tra questi il più noto è il fratino, un piccolo trampoliere (15-17 centimetri i lunghezza), che nidifica nelle poche spiagge italiane ancora incontaminate. Il fratino, tra l’altro, è salito alla ribalta delle cronache nel luglio del 2019 , quando su radio, tv e social è stata data la notizia dell’annullamento della tappa del tour di concerti, Jova Beach Party, di Lorenzo Cherubini Jovanotti sulla spiaggia di Torre Flavia, a Ladispoli (Roma). Il concerto rischiava di disturbare un’area di nidificazione di questo uccello protetto dalle normative europee.

 

I nidi sulla sabbia 

 

Nella riserva del Borsacchio sono state censite almeno sei coppie di fratino. La presenza del volatile, indice inequivocabile di zona non inquinata, nella spiaggia rosetana è segnalata da recinzioni di pali e funi che proteggono un’area di 8.000 metri quadrati dove questo uccello si riproduce. I nidi, fatti direttamente sulla sabbia, sono segnalati da gabbie a maglie larghe, che proteggono la cova da eventuali predatori, ma che consentono agli uccelli di entrare e uscire liberamente. Benché il piumaggio bianco e grigio si mimetizzi bene sulla sabbia e tra ciottoli e detriti portati dal mare, sulla spiaggia di Roseto non è difficile avvistarli, anche da pochi metri, mentre vanno a caccia di insetti sull’arenile.