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TESTO E FOTO DI

Giuseppe Di Paolo

Un colosso sulle Alpi Marittime

La centrale idroelettrica Luigi Einaudi di Entracque, tra eccellenze ambientali e contraddizioni nucleari

Quando entrò in funzione, nel 1982, era la più grande centrale idroelettrica d’Europa; oggi è passata al secondo posto, ma resta la più grande d’Italia. La centrale Enel “Luigi Einaudi” di Entracque, un piccolo comune con meno di mille abitanti sulle Alpi Marittime in provincia di Cuneo, è in grado di fornire una potenza elettrica pari all’energia assorbita da tutta la provincia di Torino nei momenti di massimo consumo.

La costruzione è durata 13 anni, dal 1969 al 1982, condizionata dalle abbondanti nevicate che in quelle zone consentivano di lavorare non più di sei mesi all’anno. Per il suo funzionamento sono stati realizzati due grandi bacini artificiali. Il primo, il lago del Chiotas, si trova a oltre 2.000 metri d’altitudine e contiene 27 milioni di metri cubi d’acqua; il secondo, il lago della Piastra, a poco più di 900 metri ne contiene nove milioni. In mezzo, a 1.535 metri, c’è il lago naturale della Rovina, con 1,2 milioni di metri cubi d’acqua. I tre bacini sono tutti collegati tra di loro con immense tubature sotterranee che fanno girare le grandi turbine per la produzione di energia idroelettrica, la più economica delle energie rinnovabili.

Nel tempo, la centrale è diventata una delle attrazioni di Entracque, paese arrampicato in mezzo alle montagne ai confini con la Francia, dove in estate l’arrivo dei turisti fa salire il numero degli abitanti ad oltre cinquemila. In un moderno centro visite è possibile ammirare il funzionamento di tutto il complesso idroelettrico con un modello in “miniatura” dislocato su tre piani. Poi, a bordo di un trenino elettrico, i visitatori possono entrare nel ventre della diga e della montagna, dove ci si potrebbe aspettare un ambiente buio e claustrofobico. Niente di tutto questo. Sembra, invece, di entrare sul set di un film di fantascienza, con gallerie e saloni monumentali, illuminati a giorno, che ben dànno l’idea di quale epico lavoro è stato necessario per realizzare il colossale impianto.

Se oggi è diventata un’attrazione, la realizzazione della centrale “Luigi Einaudi” non è stata però tutta rosa e fiori. Negli anni Settanta del secolo scorso, Greta Thunberg non era nata e i Fridayforfuture erano di là da venire, ma gli abitanti delle Alpi Marittime e gli ambientalisti d’antan hanno perso più di qualche venerdì per discutere e contrastare i progetti di quell’opera che sembrava un vero e proprio “mostro” ambientale. Non si contano gli ordini del giorno discussi e approvati allora dalle amministrazioni locali, massicciamente appoggiate dalle associazioni ambientaliste, che si concludevano con una sola frase: “Non s’ha da fare”.

La preoccupazione, comprensibile, era per i potenziali danni alla flora e alla fauna, per la sottrazione di acqua agli usi agricoli e civici, per le ripercussioni sul paesaggio. Forse furono anche gli scontri e i confronti tra le parti che limitarono l’impatto ambientale, certo è che oggi tutto il complesso è ben inserito nel territorio. Le acque color smeraldo dei bacini sono incastonati tra monti, valli e boschi come se fossero lì da sempre. E mentre attorno ai laghi sono state create aree di sosta camper e pic-nic, tutto il territorio è una scrigno di biodiversità dove regnano sovrani stambecchi, camosci e marmotte. Dal 1994 è stato anche reintrodotto il gipeto, uno dei rapaci più grandi e più rari d’Europa, quasi scomparso all’inizio del XX secolo, e nel 1995 è stato istituito il Parco naturale delle Alpi Marittime, di cui Entracque è una delle enclaves principali.

Non manca però qualche contraddizione: la produzione di energia della “Luigi Einaudi” ha un bilancio energetico negativo perché la centrale produce 1.300 Megawatt, ma ne consuma 1.400 per “ricaricarsi”, cioè per riportare l’acqua nei bacini a monte, pronta per erogare nuova energia. Sembra un controsenso, ma non lo è. Infatti, spiegano gli esperti, un impianto di questo genere è l’unico in grado di fornire energia in tempi rapidi e di rendere costante la fornitura di elettricità durante i picchi di consumo diurno che le centrali termoelettriche, fotovoltaiche ed eoliche non riescono a soddisfare. Solo con un simile impianto è possibile far fronte alle esigenze che vanno dalla grande industria (pensiamo la Fiat a Torino) alla piccola ricarica del telefono cellulare a casa.

La centrale di Entracque, perciò, nelle ore notturne, quando cala la domanda e l’elettricità costa meno, si “ricarica” attingendo energia dalle centrali nucleari francesi, appena oltre confine.