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TESTO E FOTO DI

Emilio Bonavita

Marco Aurelio e la comunicazione

A Roma, la Piazza del Campidoglio, disegnata da Michelangelo, con al centro la statua equestre di Marco Aurelio, si svela agli occhi del visitatore piano piano, mentre si salgono i gradini della scalinata che Giacomo Della Porta portò a termine a metà del Cinquecento; sembra voglia proporre la sua magnificenza con parsimonia, come se si gustasse un grande vino d’annata, a piccoli sorsi per godersi  il profumo e il sapore nella sua pienezza.    

Mi trovo a Roma per una riunione dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, che, come tutti gli incontri romani, si svolge a partire dalle ore 10; quindi ne approfitto per godermi di primo mattino Roma “caput mundi” e per fare una visita in Campidoglio.

Riunione difficile questa, in cui sono presenti oltre ai Consiglieri nazionali anche i Presidenti e i Vicepresidenti regionali; difficile perché ci si confronta su una proposta di modifica all’attuale legge istitutiva dell’Ordine varata dal Parlamento nel lontano 1963: una legge che in alcune delle sue parti non corrisponde più alle necessità della Professione giornalistica odierna e che sicuramente  va rivista alla luce delle diverse “Carte Deontologiche” istituite dall’Ordine negli ultimi anni e raccolte in un Testo Unico che indirizza e definisce gli ambiti del lavoro giornalistico.

Ma siamo a Roma anche per discutere sulla necessità di creare sempre nuove opportunità formative per i nostri colleghi e per sostenere la proposta di legge, in discussione al parlamento europeo, che riguarda il diritto d’autore sulle piattaforme informatiche, quali Google e simili. E’ un tema fondamentale per la professione; queste piattaforme utilizzano spesso articoli e foto frutto del lavoro di collegi giornalisti, cui non viene però riconosciuto alcun pagamento, configurandosi in pratica un furto di capitale intellettuale.

Ci si confronta su una proposta, neanche troppo velata, di abolire l’Ordine dei Giornalisti da parte di alcune frange dell’attuale governo. Vorrei sommessamente ricordare che l’Ordine si autofinanzia attraverso le quote annuali di iscrizione pagate dai giornalisti stessi (110 € per i colleghi dell’Emilia Romagna ) e non riceve alcun finanziamento dallo Stato; vigila sulla deontologia e sul comportamento dei giornalisti attraverso il consiglio di disciplina; promuove la formazione obbligatoria permanente e continua e, non certo per ultimo, vigila sulla libertà di stampa e sul diritto del cittadino ad essere correttamente informato, come recita l’ articolo 21 della Costituzione:  “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

L’Ordine dei Giornalisti è un punto di riferimento importante per la democrazia della nostra Repubblica. Chissà se pensava a qualcosa di simile Marco Aurelio, quasi 2000 anni fa, quando scrisse “Il parere di 10.000 uomini non ha alcun valore se nessuno di loro sa niente sull'argomento”.