Redazione Omnismagazine
Via del Battirame, 6/3a ยท 40138
Bologna - Italy
Tel +39 051 531800
E-mail: redazione@omnismagazine.com
Website: www.omnismagazine.com

TESTO E FOTO DI

Mirella Golinelli

Talismani e Rubini (ricetta)

Avorio, seta, oro, argento, ma soprattutto pietre preziose, furono impiegati per preparare talismani che -invenzione degli Egizi e dei Caldei- venivano adoperati per preservarsi dalle pestilenze. Su di essi venivano poste delle incisioni; fra le più antiche, considerata di forte potere magico, c’era Abracadabra: seguendo la caballah, corrispondeva al numero 365, come i giorni che formano un anno. Altri talismani recavano il nome Jehova, sotto forma di tetragramma sacro JHWH, scomponibile in 72 virtù attribuite al Divino, che potevano donare a chi le possedeva la conoscenza assoluta. Il medico Paracelso (1493 - 1541), che si laureò nel 1516 presso l'Università di Ferrara sotto il dominio di Alfonso I d'Este, aveva formulato “le 7 regole di vita”, indicava nei metalli associati agli astri (Luna-Argento, Giove-Stagno, Saturno-Piombo) un enorme potere curativo.

I Papi stessi, si affidarono ai poteri medicamentosi degli amuleti, indossandoli a mo' di ciondolo, o legati al polso ma anche ponendoli sulla parte malata.

Per molti secoli, al fine di proteggersi, da malattie, fatture e malefici, vennero impiegate le pietre preziose. Largo e lungo circa una spanna il “pettorale di Aronne”, fratello di Mosè, rappresenta un oggetto straordinario, usato dai sacerdoti. Incassate in castoni d'oro, vi erano 12 pietre diverse (Sardonico, Topazio, Smeraldo, Rubino, Zaffiro, Calcedonio, Opale, Agata, Ametista, Crisolito, Onice, Diaspro), che rappresentavano le Tribù d'Israele o, secondo diverse interpretazioni, i 12 segni zodiacali. La Bibbia reca molti riferimenti alle pietre preziose. Ad esempio, Apocalisse 21:19 “...i fondamenti delle mura erano adorni di ogni specie di pietre preziose: il primo fondamento, era di diaspro, il secondo, di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo.”. In Esodo 28:19,” nella terza fila, un opale, un'agata ed un'ametista”. Sempre in Esodo 28:18, “nella seconda fila, un rubino, uno zaffiro ed un calcedonio”. Anche in Giobbe 28:6, 28:16 si trovano altri riferimenti. Da sempre, potere curativo ed energia, emanati dalle pietre preziose, hanno affascinato sia i popoli primitivi sia Aristotele (384 – 329), il quale, quasi 400 anni prima della venuta di Cristo, li descrive. La mistica Hildegar von Bingen (1098 – 1179) le usava in molti modi: a contatto con la pelle, producendo elisir ed acqua di pietre preziose. La formazione di un gruppo di cristalli ed il loro colore, avevano un influsso sui processi psico – fisici, anche perché le forze naturali che agiscono sulla nostra salute sono correlate alle fasi lunari. Lo zaffiro, se veniva fatto ciondolare sulla fronte, arrestava le infiammazioni; se indossato nella mano sinistra, in un anello d'oro, arrestava la dissenteria; se polverizzato invece ed unito a grasso animale, diventava una pomata oftalmica. Il granato ed i suoi meravigliosi colori, curava la TBC e la tachicardia, se indossato al polso; toccandolo con le mani contrastava l'invecchiamento. Lo smeraldo, che guarisce quasi tutte le malattie, aiutava le partorienti, arrestandone le emorragie; se legato ad una coscia, proteggeva dal morso dei serpenti. Il topazio salvaguardava dagli incubi se incastonato in oro ed indossato al braccio sinistro e curava pure anoressia e laringite. L'ambra aiutava la procreazione, curava i disturbi del cuore e la gastrite. L'opale e la corniola venivano imbrigliati in medaglioni, per scongiurare vaiolo e colera; curavano inoltre leucemie, anemie ed aiutavano a dimagrire. Il lapislazzulo o pietra celeste (considerata molto delicata poiché perde la sua energia se esposta troppo tempo alle radiazioni solari) impediva l'aborto; tant'è che gli oggetti in lapislazzulo, venivano tolti sia alla partoriente che, nella stanza nella quale giaceva, per evitare al nascituro, di essere trattenuto. Inoltre curava la vista e sanava dalla sinusite. Il corallo simboleggiava il sangue umano e donava forza all'amore. In tutte le colorazioni, poteva essere polverizzato per produrre medicamenti per purificare il sangue e per scacciare influssi negativi. Il maggior effetto “barriera” si otteneva portandolo al collo. I bimbi, curati con il corallo, potevano guarire dall'epilessia mentre gli uomini si riavevano dalla malattie sessualmente trasmissibili. Il rubino, considerato la pietra dell'amore, è la più preziosa tra le pietre preziose. Sin dall'antichità greci e romani lo portavano al collo poiché moderava gli appetiti sessuali. Esso manteneva il vigore fisico e resisteva ad ogni veleno disintossicando il fegato; aiutava inoltre a sviluppare il “senso del bello”.

Le pietre preziose curative delle quali, nel medio evo, si avvalse la Bingen, badessa mistica, furono 39: acquamarina, agata, ambra, ametista, azzurrite, calcedonio, citrino, corallo, corniola, crisoberillo, crisolito, crisoprasio, cristallo di rocca, diamante, diaspro, giacinto, giada, granato, ematite, lapislazzulo, magnetite, malachite, nefrite, occhio di tigre, onice, opale, ossidiana, pietra di luna, prasio, quarzo affumicato, quarzo rosa, rubino, sardonica, smeraldo, spinello, topazio, tormalina, turchese e zaffiro.

Tutte queste pietre erano poi suddivise in 5 colori: blu-zaffiro, verde-smeraldo, giallo-citrino, rosso-rubino, chiaro-diamante e, secondo la terapia ideata dalla badessa, davano importanti risultati dovuti all'atto di preparazione, legato ai cicli della luna, crescente e calante, ed ai suoi quarti.

In tempi recenti, nel 1902 (ma gli esperimenti risalgono al 1869) il chimico francese Auguste Verneuil brevettò il processo per la produzione del rubino sintetico; questo, fu ulteriormente perfezionato da Czochralski e da Rameika, negli anni 50/60 del Novecento, ma fu una donna, Judith A. Osmer a riprodurlo con caratteristiche molto affini a quello “naturale”.

Comunque, come gli Estensi creavano “ambre” con l'utilizzo di uova e zafferano essiccati al sole, così anche noi, possiamo preparare, rubini casalinghi!

Le importanti famiglie avevano il loro personale “ricettario”. I Valdrighi,  ma soprattutto i Cassoli a Reggio Emilia, custodivano, nel loro formulario  del XVIII secolo,  il metodo provato per fare i rubini che qui riportiamo” Semola di grano minuto del migliore 1 libra, zolfo vivo 6 once, sangue di drago in polvere 6 once e impastali con rossi d'ovo e farai un pane; coprilo bene e lascialo levare alquanto e dopo fallo cuocere nel forno, dopo cotto involtalo in tela di lino, a tre doppi e ponilo sotto il letame del cavallo per quaranta giorni, dopo cavalo fori e foralo, che uscirà olio rosso, quel serva in un vaso di vetro; prende argento vivo alla metà del detto olio e metti assieme in  boccia di collo longo e mettila nelle ceneri calde per otto giorni a foco temperato e compito il tempo, troverai il mercurio a foggia di cristallo rosso, il quale pesta sottile e ponilo in boccia di collo longo con altrettanta aqua di marchesita aurea e ponila al foco per otto giorni, et appresso bisogna aver apparecchiato ambra limata sottile e metila insieme con i coralli et acqua di marchesana come sopra; finito questo troverai un bel rubino perfetto”.