TESTO E FOTO DI

Mirella Golinelli

Dove cadde Fetonte: ad Alfonsine o a Ferrara?



Un grande estuario, formato da tre fiumi che, anticamente però non si chiamavano: Senio, Santerno e Po, è la visuale che si presenta a Fetonte, quando cade nella foce dell' Eridanus. Lembi di terra che  si agglomeravano dai  detriti portati dalle inondazioni e che, si accumulavano nell'immenso estuario il quale,  col passare dei millenni, si è trasformato in delta; modificando perciò quei paesaggi che, un tempo intrisi d'acqua, lasciano spazio ora, a città e paesi. Il periodo storico è limitato dall'8000 a.C, al 1000 a.C. In questi 7000 anni circa si sono definiti, i confini che, approssimativamente, conosciamo. La zona di Alfonsine, venne sottomessa a Ravenna, attraverso un accordo che fu stipulato, nel 1506,  tra i veneziani ed i ferraresi. Sotto il dominio di Borso d'Este quindi, quando quelle terre erano ferraresi e, furono donate a Teofilo Calcagnini, nel 1464, il quale, doveva occuparsi della bonifica territoriale. Teofilo, fu introdotto nell'ambiente di corte, dal padre e, ben presto, si guadagnò una posizione di grande rilievo, per via della predilezione che, lo stesso Borso,nutriva per il Conte. Nel 1895, nella sua “Ode alla città di Ferrara”, Giosuè Carducci, interrogava questa terra, per sapere, dove era caduto Fetonte:”Terre pensose in torva aere greve su cui perenne aleggia il mito e cova, leggende e canta a i secoli querele, ditemi dove rovescio il crin spiovendogli dal sole mal carreggiato (e candide tendea al mareggiante Eridano le braccia)cadde Fetonte”. Anche questi, in tempi lontani, erano territori avvolti nelle nebbie ed, anche quì leggende e miti, erano lo spirito che passando da una voce all'altra, mantenevano vivo il ricordo di fatti misteriosi e, pieni di fascino. Esiodo nelle sue opere del 700 a.C, come pure Erodoto, nel 430 a.C, narrano di dove cadde Fetonte. Stessa cosa fece Euripide, nel 400 a.C e, Platone nel terzo capitolo del Timeo del 360 a.C. Siamo nel 10 a.C, quando anche  Ovidio, nel secondo libro delle Metamorfosi, si trova concorde con gli altri storici antichi. Fetonte, è il maschio prediletto, figlio della ninfa Climene e, del saggio Elio. Quest'ultimo aveva alcuni figli, di cui tre femmine: Luce – Egle, Faestusa – Splendente, Lampetia – colei che dà la luce. Era il conduttore instancabile d'un carro (di cavalli o tori)che prestava servizio giornaliero, irradiando la terra di calore ed energia. Fetonte era sempre schernito e scoraggiato dagli insulti di chi lo frequentava e, per questo motivo, rispose alle ingiurie,  rivelando che era figlio di Elio. Solo Epafo, sosteneva il fatto che, Fetonte, non era figlio d'un dio....proprio lui,  che era nato dall'unione di Zeus con Io, il quale dopo averla posseduta la trasformò in una vacca!

Afrodite (così era chiamata dai romani, Venere), rapì Fetonte che, giovane ed inesperto, venne sedotto dalla dea, la quale, lo destinò ad un rango più elevato; cosa della quale non aveva bisogno, poiché lo era già. Elio, per proteggerlo, lo aveva consegnato ad Eos e Cefalo, rispettivamente divenuti matrigna e patrigno. Fetonte, volle conoscere a tutti i costi la verità sulla sua nascita e così, si recò da Climene, la quale, gli disse di raggiungere il padre, per interrogarlo direttamente su come andarono i fatti.

La casa di Elio (detta Palazzo del Sole) era di straordinaria bellezza. Essa era deposta su 4 poderose colonne, adornate d'oro. Il fronte era d'avorio mentre, le porte, erano d'argento lucente. Per raggiungere il padre, Fetonte, dovette varcare le porte e, dopo di esse intravvide, seduto sopra un trono di smeraldo, Elio, il quale era circondato da una luce sfolgorante; quella del Giorno, del Mese, dell'Anno e del Secolo, unita a quella delle Ore (Leo Delibes nel balletto Coppelia e Amilcare Ponchielli in Gioconda ne danno un taglio incomparabile) ed alle 4 Stagioni. Fetonte ammaliato da tanta magnificenza si fermò ma, non si trattenne dal domandargli di dimostrare a tutti che, lui, Fetonte, era proprio suo figlio.

Elio, toltasi la corona, lo abbracciò ma, l' affettuoso gesto non accontentò l'imprudente Fetonte che, volle condurre il carro di fuoco paterno a cui, neppure  Zeus - padre degli dei  - era consentito pilotarlo. Le Ore intanto eseguirono gli ordini di Elio, il quale, fece il possibile perchè l'immaturo figlio, desistesse dal proposito che si era imposto, per guadagnarsi il rispetto che pensava di meritare; ciononostante, questo, non avvenne. Fuori dalle stalle, 4 splendidi cavalli,ebbri d'ambrosia (il nettare degli dei) stavano per essere attaccati al carro magico che aveva oro in tutte le sue parti ed argento puro nelle raggiere. Fetonte fu nuovamente ammonito dall'utilizzare la quadriga mentre il padre cercava di spalmargli un unguento sul viso, affinchè il grande calore, non  lo bruciasse. A nulla contarono  le esortazioni che lo mettevano in guardia dal percorrere nei cieli, determinate vie, perchè i cavalli potevano diventare indomabili  ma, prese le redini, Fetonte, oltrepassò le sbarre, alzate da Teti, la dea del mare ed iniziò la corsa verso la sua fine, con i cavalli che emettevano fuoco dalle narici. Controllati da una debole mano, cenerizzarono le nazioni, mentre passavano tra le costellazioni dell'Ursa Major, del Draco e Bootes ma, arrivati allo Scorpius, Giove infastidito dalle bellicosità del giovane, scagliò contro di lui un fulmine che, dopo avergli incenerito i capelli e distrutto il cocchio, lo fece precipitare rovinosamente. La sua morte portò molto dolore ed anche le 3 sorelle,piansero con il loro padre. Le loro lacrime cadendo, diedero origine alle “elettridi” cioè alle “isole d'ambra”. Questa resina detta “elektron”, per il potere d'attrarre oggetti leggeri, dopo lo sfregamento, fu usata parimenti l'argento e l'oro, nell'ornare gioielli ed addobbi. Aristotele che visse tra il 384 ed il 322, citava le12 isole, le quali erano posizionate, nel golfo del Padus.

In una di queste isole -Valle Contra – ebbero residenza gli abitanti della prima città spinetica che, diverrà il primo nucleo abitativo del Borgo dei Sabbioni ma.............via Garibaldi, a Ferrara, non era anticamente appellata Via dei Sabbioni?Di queste isole, gli storici, riferiscono invece che attraversate da zone paludose, con acque sulfuree e puzzolenti, erano in numero di 16 ed in queste “insulae” si ergevano torrioni, aventi funzioni di faro. Tornando alle sorelle di Fetonte; queste, furono trasformate in pioppi;secondo alcuni, neri, perchè influenzati dalle fasi lunari, secondo altri bianchi, presaghi di resurrezione. Gli abitanti di Alfonsine (da 510 anni circa appena, appartenenti alla provincia di Ravenna), si sentono molto coinvolti in quest'avventura, poiché il loro carattere è  simile a quello dell'intrepido e disobbediente, Fetonte, precipitato nel Padus – Eridano. Secondo gli alfonsinesi nella zona Danae, territorio dedicato anticamente al culto d'un'altra figlia di Elio, Elettronia o, Danae – Ecate. Circe era la sacerdotessa e, diffuse la venerazione di questa dea, in luoghi lugubri e pestilenti, con rituali di morte e vita. Sarà in queste zone che Diomede, re della Tracia, fonderà la prima città greca di Spina mentre una nuova colonia,Este, sorgerà per volere dell'eroe Argo, eponimo della città omonima greca. In quanto alla”seconda Spina”; quella, sorse nei pressi di Comacchio, mille anni dopo la prima, ovvero nel IV secolo a.C.  L'ambra è quindi la chiave che potrebbe rivelare il vero luogo dove precipitò Fetonte, poiché le lacrime delle sorelle divennero ambra e, loro si trasformarono nei pioppi, tipici delle sponde del grande fiume. Le inondazioni del Po sono avvenute più frequentemente nel mese di novembre, quasi a ricordare la caduta del semi – dio, il quale, prima di schiantarsi cremato,aveva sciolto i ghiacciai, prosciugato mari ed appiccato incendi. Plinio darebbe un'altra spiegazione dell'origine dell'ambra, la quale sarebbe scaturita dai pini della leggendaria Avalon, dove esisteva, secondo i Celti,  il giardino di Apollo. Bondeno, Ficarolo, Crespino, Polesella ma soprattutto Francolino, si annoverano il fatto, anche se, Lago – Scuro (Pontelagoscuro), pare il toponimo che più si avvicina, con le sue paludi mefitiche, ad aver accolto il corpo di Fetonte che, carbonizzato, inquinò le acque. A Ferrara, son molti i luoghi nei quali, viene espresso il mito fetonteo. La Sala dell'Arengo, in Municipio, l'Acquedotto progettato da Adamo Boari con le Eliadi, la Palazzina Marfisa d'Este conserva una sala  a lui dedicata ed il Palazzo delle Poste (1927 – 1929) nel cui salone centrale aperto al pubblico, offre al visitatore, tutta la saga. Ovidio nelle già citate Metamorfosi, cita ampiamente anche l'Eridamus che – affermava – sfociava direttamente nel “mare -oceano” che abbracciava tutte le terre emerse...era forse il continente Pangea? Anche gli antichi storici, Plutarco, Apollonio di Rodi, Esiodo, Lucrezio, Euripide, nelle loro opere addussero, l'avventatezza del figlio del Sole ma, lo fecero anche il Boccaccio nel 1300 con il “Genealogia Dearum”, il Giraldi Cintio nel 1500 nel “Commentario delle cose di Ferrara” ed, il Gaspare Sardi nel libro delle “Historie Ferraresi”.Gli affreschi del Tintoretto a Modena, i carboncini di Michelangelo, le interpretazioni di Sebastiano Ricci e,  Giulio Romano a Palazzo Te di Mantova, sono la riprova d'una verità millenaria e, probabilmente nel sottosuolo del Padus – Celtico, vi è nascosto un tesoro, quello che, con le loro narrazioni; Bacchelli, Guareschi, D'Annunzio ed altri hanno fato rivivere...ed ecco perchè le carte da gioco romagnole, recano sul dorso l'effige del castello Estense!

 

 


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